La mostra Da Dahl a Munch. Romanticismo, realismo e simbolismo nella pittura di paesaggio norvegese è nata da un progetto di Ferrara Arte e della Nasjonalgalleriet di Oslo il cui obiettivo era di esplorare e di far conoscere una tradizione figurativa di grande bellezza e di rilevante interesse storico artistico, fino ad ora poco studiata al di fuori del proprio paese di appartenenza, e pressoché sconosciuta al pubblico europeo.
Sorto praticamente dal nulla, all’inizio del XIX secolo, con l’opera di Johan Christian Dahl, il paesaggismo norvegese raggiunge in breve tempo degli esiti sorprendenti, dialogando con quanto andava accadendo in ambito artistico nel resto d’Europa ed esprimendo, ad un tempo, un carattere specifico, strettamente connesso alle caratteristiche morfologiche e culturali del paese.
La mostra è composta da sessantacinque olii che, suddivisi in sezioni cronologico-tematiche, documentano lo sviluppo di questa tradizione: dal romanticismo naturalistico e sublime di Johan Christian Dahl e dei suoi allievi, Thomas Fearnley e Peder Balke, a quello animato da ideali nazionalistici dei pittori della generazione successiva; dalla pittura realista di quegli artisti che, come Kitty Lange Kielland, respirarono l’aria di Parigi, alle opere d’ispirazione simbolista che, sullo scorcio del secolo, trovarono proprio in Edvard Munch uno dei suoi interpreti più celebri e rappresentativi.
La Nasjonalgalleriet di Oslo ha curato questa mostra e il catalogo che l’accompagna, ha inoltre collaborato con Ferrara Arte alla sua organizzazione; i dipinti che la compongono provengono da questa prestigiosa istituzione norvegese, fatta eccezione per due tele appartenenti alle collezioni degli Appartamenti Reali di Palazzo Pitti di Firenze.
Il percorso di mostra inizia con i dipinti del più grande maestro dell’arte romantica norvegese, Johan Christian Dahl. Nella sua formazione, compiuta tra Bergen e Copenaghen, risultano determinanti lo studio degli antichi maestri e soprattutto l’osservazione diretta degli scenari naturali. Tuttavia, il pieno sviluppo del suo genio artistico è da considerare in relazione all’amicizia con il grande pittore romantico Caspar David Friedrich, al significativo viaggio di studio in Italia negli anni 1820-21 e al suo primo rientro in Norvegia nel 1826. Negli anni del soggiorno in Italia, Dahl sosta a lungo in Campania dove è ospite del suo illustre mecenate, il principe danese Cristiano Federico.
Qui dipinge numerose vedute di Napoli, dei litorali e delle isole del Golfo. Oltre ad arricchire la sua conoscenza dell’arte europea, il viaggio in Italia è determinante per l’evoluzione degli studi a olio. Dall’osservazione minuziosa del particolare, l’artista si volge a cogliere l’impressione immediata suscitata dal paesaggio e la rende con un impiego sempre più libero e ampio della tecnica a olio. Trasferitosi nel 1821 in Germania, nuovamente a Dresda, oltre a dipingere quadri tratti dagli studi eseguiti in Italia e paesaggi tedeschi, l’artista continua a produrre vedute norvegesi, che però scaturiscono per lo più dalla sua fantasia. E’ proprio questo fattore, che egli avverte come un limite alla sua vena naturalistica, a spingerlo a rientrare in patria nel 1826 dove compie un lungo viaggio di studio. Il materiale raccolto durante questo viaggio costituisce la base di molte opere realizzate in atelier negli anni successivi.
Il dipinto Inverno nel fiordo di Sogn, in cui la verticalità degli elementi sottolineata la severità della composizione, è emblematico del programma artistico maturato da Dahl negli anni del soggiorno in Norvegia, secondo cui un paesaggio avrebbe dovuto “non solo trasportare lo spettatore in un determinato paese ma anche esprimere ciò che è caratteristico di quel paese e della sua natura”.
Thomas Fearnley è l’allievo prediletto di Dahl, del quale assimila l’approccio diretto alla natura. Ciò avviene soprattutto negli studi dal vero mentre nei dipinti finiti, Fearnley rivela ben presto una tendenza ad accentuare gli aspetti spettacolari, e dunque romantici, del paesaggio. Oltre che dell’esempio di Dahl, la sua pittura si nutre delle diverse tendenze del paesaggismo contemporaneo conosciute nei molti centri artistici in cui soggiorna.
Nel 1832 Fearnley inizia un lungo viaggio in Italia, durante il quale si dedica a una serie di studi dal vero di grande bellezza. Per la composizione studiata e per la ricchezza di particolari, gli studi dal vero di Fearnley sono molto distanti da quelli di Dahl e presentano delle caratteristiche che li accomunano, piuttosto, alla più elaborata pittura en plein air del maestro. Le diverse componenti che caratterizzano la pittura di Fearnley, giunte a piena maturazione, sono tutte presenti in quello che viene comunemente considerato come uno dei capolavori dell’artista, Alba nelle Alpi di Wengern in Svizzera.
Il tardo romanticismo, ispirato da ideali nazionalistici trova i suoi maggiori esponenti in Hans Gude e Adolph Tidemand, i quali realizzano a due mani il notturno Pesca con la fiocina in cui la vita e le usanze degli abitanti vengono integrati nel tipico paesaggio norvegese.
Il mutare della pittura di paesaggio, intorno alla metà dell’Ottocento, è attestato da Monti norvegesi di Hans Gude, una possente rappresentazione della maestà, della forza e della natura in tutti i suoi elementi, a fronte della quale la presenza dell’uomo, appena accennata, appare del tutto marginale. Altre due tele rappresentative svelano l’aspetto tragico della natura: Foresta Morente di August Herman Cappelen, artista dallo stile personalissimo e Paesaggio della regione di Telemark di Joachim Frich, allievo di Dahl prima e successivamente influenzato dal romanticismo in voga nella Germania meridionale.
Peder Balke è indubbiamente il personaggio più singolare del paesaggismo norvegese. La sua biografia, segnata da un forte impegno politico e sociale, si discosta da quella degli altri artisti presenti in mostra e la sua arte, per il fatto di essere molto personale non fu capita dai contemporanei. Dopo aver compiuto un primo apprendistato da un pittore decoratore, studia a Oslo, a Stoccolma e a Dresda, dove per un breve periodo fu allievo di Dahl. Per l’evoluzione della sua pittura, tuttavia, più che gli studi, sono determinanti le scoperte paesistiche risalenti agli anni giovanili e. ancor più, l’avventuroso viaggio nel nord della Norvegia i cui paesaggi continueranno ad ispirarlo per tutta la vita.
Le tele presenti in mostra, risalenti agli anni Sessanta dell’Ottocento, appaiono caratterizzate da un impianto compositivo piuttosto semplice e da una tavolozza limitata a pochi toni dominanti.
Come gli altri paesaggisti norvegesi del periodo romantico, Balke è interessato ad esprimere il carattere specifico dei paesaggi di Norvegia ma, al pari della tecnica e della modalità compositiva, anche il modo di guardare la sua terra è del tutto particolare. Testimone di questo è l’affascinante Monte Stetind nella nebbia, rappresentazione onirica di una montagna del nord della Norvegia,un fantasma che, come un’ossessione, ispirerà l’artista per tutta la vita. Affascinante esempio della pittura trasparente di questo spirito tormentato, il dipinto è realizzato con una tecnica del tutto originale con la quale Balke dà vita ad un linguaggio pittorico sorprendentemente moderno
Mentre appare tipicamente romantico il tema della caducità della vita di Paesaggio costiero con menhir e relitto di Bodom, Aenes presso il fiordo di Hardanger di Nielsen testimonia l’allontanamento dal romanticismo a favore di un approccio autenticamente naturalistico. Figura anch’essa considerata di transizione è quella dell’artista Otto Sinding la cui opera Veduta di Reine nelle isole Lofoten si colloca in ambito realista per la rappresentazione delle singole forme e l’uso del colore ma può essere avvicinata alle opere dei pittori della generazione precedente per la spettacolarità del panorama e l’elevata elaborazione della composizione.
La pittura di Ludvig Munthe si discosta notevolmente dal romanticismo possente in voga allora nella città di Dusseldorf, dove si formarono molti di questi pittori norvegesi. Interno di bosco nella neve è rappresentativo delle sue celebri vedute invernali in cui l’artista predilige intimi brani di paesaggio osservati da distanza ravvicinata rispetto ai paesaggi maestosi e inviolati della sua terra. Frits Thaulow è uno dei pochi realisti norvegesi che si dedicano quasi esclusivamente alla pittura di paesaggio. Convinto sostenitore della pittura en plein air, Thaulow è interessato a catturare gli effetti squisitamente pittorici dei soggetti come in Canale a Volendam, eseguito sul posto.
L’iter formativo di Harriet Backer ricalca quello di Christian Skredsvig: formatasi a Monaco, si reca a Parigi dove risiede per diversi anni. Conosciuta soprattutto per le sue raffigurazioni di interni dalle atmosfere sommesse, la pittrice pratica con successo anche la pittura di paesaggio, genere in cui ha modo di esprimere le sue doti di eccellente colorista. La piccola tela Paesaggio da Baerum, nei pressi di Oslo, raffigura uno scorcio di villaggio di campagna dove la pittrice si stabilisce una volta tornata in patria dalla Francia.
Gerard Munthe è uno dei pochi pittori norvegesi della sua generazione che non conclude la propria formazione con un viaggio a Parigi. Sera a Eggedal nella regione di Buskerud è considerato uno dei suoi capolavori. Nel dipinto è raffigurata la vallata di Eggedal visitata dall’artista nel 1888 insieme a Harriet Backer e Christian Skredsvig. In questa tela viene raffigurato un panorama maestoso permeato dell’atmosfera rarefatta dei paesaggi neoromantici. La veduta abbraccia tutta la valle, fino ai monti lontani illuminati dal chiarore lunare. Sulla sinistra, gli stabbur, costruzioni tipiche di questa zona del paese, si stagliano sulle pendici erbose, creando un effetto pittorico di grande suggestione.
Erik Werenskiold è un artista dotato di grandi doti da illustratore che si interessa tanto alla figura quanto al paesaggio. Il dipinto Tornando a casa è un esempio di come Werenskiold, nelle sue opere migliori, riesca a fondere in un perfetto equilibrio, figura e paesaggio. Theodor Kittelsen è noto al pubblico norvegese per le sue illustrazioni di fiabe popolari. Prendendo spunto da una visione lirica della natura, nella tela Le dodici anatre selvatiche Kittelsen ci attira in un mondo fatato in cui i motivi fiabeschi – il tema della raffigurazione è tratto da una favola popolare – si sposano perfettamente anche con il paesaggio.
Appartenente alla generazione dei neo romantici, Harald Sohlberg è l’artista norvegese che, assieme ad Ervard Munch, si avvicina maggiormente al simbolismo europeo di fine secolo. Alf Lundeby compie una lunga serie di viaggi di studio in Italia dimostrando nei quadri italiani un’intima comprensione del paesaggio della penisola che rende con grande ricchezza di dettagli. Anche l’arte di Thorolf Holmboe, come quella di Sohlberg, partecipa della temperie simbolista di fine secolo. Influenzato negli anni novanta dell’ottocento dall’estetica decorativa dell’Art Nouveau, al volgere del secolo accentua il carattere naturalistico della sua pittura. Talento precocissimo Halfdan Egedius, muore all’età di ventuno anni lasciando dietro di sé una serie di opere moltro belle ed eccezionalmente mature.
Thorvald Erichsen raccoglie l’eredità di Egedius e la porta nel nuovo secolo. Come l’amico, studia con Harriet Backer e con il pittore danese Kristian Zahrtmann; in seguito completa la propria formazione a Parigi, fatto che risulta determinante per il futuro sviluppo della sua arte dove si riconosce l’influsso dell’impressionismo e del post-impressionismo, in particolare di Gauguin.
Mostra a cura di
Marit Lange
Organizzata da
Ferrara Arte e Nasjonalgalleriet di Oslo
Enti promotori
Comune di Ferrara e Provincia di Ferrara