«Vi sono pittori per cui l’incisione rappresenta una via secondaria, e quasi di campagna, un modo di prendersi le vacanze dalla pittura: altri, per cui l’incisione diviene il fulcro stesso della forma pittorica. Se di questi ultimi fu Rembrandt il principe, è fra questi che si schiera anche Morandi»
(Cesare Brandi)
Palazzo dei Diamanti dedica la sua mostra di primavera alla presentazione dell’opera calcografica di Giorgio Morandi, un corpus di oltre centotrenta incisioni realizzate dall’artista lungo tutto l’arco della sua carriera. Da Dürer a Parmigianino, da Rembrandt a Piranesi, da Goya a Picasso, la storia dell’incisione è un capitolo fondamentale dell’intera storia dell’arte. È stato così anche per Morandi che trattò la produzione grafica con impegno pari a quello dedicato alla pittura, raggiungendo esiti altissimi per abilità tecnica e resa poetica.
Morandi iniziò a dedicarsi all’incisione nel 1910-11, quasi contemporaneamente alla pittura, e continuò a farlo fino a qualche anno prima della sua morte, avvenuta nel 1964. Fu un autodidatta che saggiò, con pazienti tentativi e ricerche, i vari procedimenti tecnici fino a quando non si impadronì appieno del mezzo e delle sue possibilità di restituzione dei volumi, delle forme e della luce. Dopo un periodo di intensa sperimentazione, che caratterizza soprattutto i primi anni Venti, la sua tecnica prediletta divenne l’acquaforte.
Sin dalla primissima produzione, l’opera grafica di Morandi si situa tra modernità e tradizione. Se, infatti, nei paesaggi degli esordi del 1912-13, come anche nella Natura morta con bottiglie e brocca del 1915 in cui sono evidenti suggestioni di ambito cubo-futurista, il bolognese dimostra di aver ben assimilato la lezione delle avanguardie, più tardi, in un gruppo di incisioni dell’inizio degli anni Venti, si nota quanto l’esempio di Rembrandt sia stato importante per lo sviluppo della sua arte incisoria, soprattutto nella resa dei valori tonali. Esemplare in questo senso è la Natura morta con il cestino del pane del 1921, in cui gli oggetti sono mirabilmente modellati attraverso graduali passaggi chiaroscurali.
Nel 1927 si apre la grande stagione di Morandi acquafortista. Nelle incisioni realizzate quell’anno a Grizzana il paesaggio è ridotto all’essenziale, il ritmo della composizione è scandito da alberi, case, pagliai, ora colpiti dal potente sole meridiano che genera profili e ombre nette, ora immersi in un chiarore più diffuso. I rapporti con la pittura sono strettissimi, tanto che Morandi tratta spesso i medesimi soggetti nelle due tecniche. Ciò accade sia con il Paesaggio (Casa a Grizzana)che con la Natura morta con compostiera, bottiglia lunga e bottiglia scannellata, una delle acqueforti più sublimi del maestro bolognese. L’opera, tratta da un dipinto del 1916 risalente alla stagione metafisica di Morandi, reca la data del 1917, ma fu in realtà incisa nel 1928 e deve il suo fascino.
Mostra a cura di
Luigi Ficacci
Organizzata da
Ferrara Arte, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara e MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
Enti promotori
Comune di Ferrara
Provincia di Ferrara
Con il sostegno di
Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Ferrara
Numero visitatori: 5.901